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Biografia

Barbara Giovannelli: nata a Modena il 24 novembre 1960

Segno zodiacale: sagittario

Altezza e peso: “normali”. Idem per taglia e numero di scarpe (aurea mediocritas)

Occhi: sono tornata da anni al marrone, dopo la lunga fase giovanile delle lenti colorate viola e blu “vim clorex”

Capelli: ex-biondi ed ex-rossi. Ormai castani “quasi” naturali

Amo:

  • Correggere la pronuncia degli amici (e non solo)

  • Le offerte promozionali con i gadgets

  • Il punto e virgola e il congiuntivo

  • Scrivere

  • Parlare a lungo al telefono (specie al mare) con le amiche

  • I dolci tutti e la pizza al kamut; in ordine: pistacchio, zenzero e cannella; prediligo la Falanghina come vino bianco e tra i rossi bevo solo il Lambrusco (se torno in Emilia)

 

Odio:

  • Gli errori di pronuncia

  • Cucinare (ho rinunciato a imparare)

  • Mettere la testa sott’acqua (per la psicoanalisi avrebbe a che fare col rapporto con la madre…)

  • La chimica (l’unica volta in cui stavo per essere rimandata!)

  • L’elettronica

 

Hobbies:

  • Andavo in palestra, ma ora mi arrangio egregiamente con workouts in rete (ho un allenatore bravissimo da anni, ma neanche lo conosco…). Dall’adolescenza in poi ho praticato: atletica (velocità), karate shotokan (sono cintura marrone) e zumba

  • Seguo lo sport in tv (esagero durante le Olimpiadi) e sono tifosissima del Bologna calcio (ho ripreso ad andare allo stadio); da giovane dirigevo una rivista e conducevo programmi sportivi in una radio libera in Puglia

  • Cavalco la mia mitica Honda CBN 400 d’epoca, ma solo per piccoli spostamenti

 

Pregi:

  • Mi piace la verità

 

Difetti:

  • Mi piace la verità

 

Qualcosa su di me, senza eccedere in narcisismo…

Ho iniziato a esibirmi in pubblico da piccolissima imitando Patty Pravo e Gigliola Cinquetti e volevo an­dare allo Zecchino d’Oro ma, siccome i miei genitori non hanno voluto, ho continuato a cantare per diletto (adoro la canzone classica napoletana, che è il mio “ronzino” di battaglia).

A causa delle mie lunghe peregrinazioni nelle lande più desolate del nostro bel Paese (papà era “saccarifero”), ho dovuto ben presto rinunciare alle mie ambizioni di danzatrice classica (ho provato due volte a fare corsi da adulta, giungendo alla conclusione che, evidentemente, non sarebbe stata la mia attitudine…). In compenso, pur in mezzo a villaggi popolati solo da barbabietole, oleandri, ulivi e pochi essere umani, tra un’arrampicata e l’altra sugli alberi, i miei genitori sono riusciti a iniziarmi allo studio del pianoforte, anche se a scuola dovevo ancora fare le frazioni. Non è stato decisamente un idillio, il mio rapporto con lo strumento, anche se poi sono riuscita a fare (non si sa come) alcuni esami al conservatorio: cocentissima la bocciatura all’esame di armonia, sia pur rimediata l’anno dopo.

Nel frattempo, trasferendomi da Sud a Nord, non solo ho cominciato la mia vita da secchiona all’università (anche qui come voleva papà), ma sono riuscita anche a iscrivermi al mio primo corso di mimo e recitazione nell’ormai lontanissimo 1983. E così il mio studio “matto e disperatissimo” mi portava alla laurea in filosofia, poi in lettere, infine al dottorato di ricerca in scien­­ze del linguaggio (anche se questo è un po’ più recente e mio padre, forse, l’ha visto da qualche altra dimensione…).

Dopo un bel po’ di “fisiologico” precariato, sono diventata insegnante liceale di storia e filosofia, ma poiché, com’è noto, il primo amore non si scorda mai, non ho mai smesso di coltivare la mia gran­de passione artistica per la voce che, peraltro, s’era esercitata come “dj” in modo decisamente brillante già nel lontanissimo 1976, al debutto delle mitiche radio libere. Poi ho iniziato a studiare seriamente teatro: alla fine degli anni ’80 mi so­no diplomata all’ex Scuola Regionale di Teatro di Padova (ai tempi in cui insegnava Arnoldo Foà), in seguito in dop­piaggio all’Accademia delle Arti cinematografiche di Bologna e ho iniziato a recitare in varie com­­pagnie locali. Ufficialmente da “dilettante”, visto che il mestiere che mi dava da mangiare era sempre quello dell’insegnante ma, per dirla con Italo Svevo, con quel “diletto”, appunto, che può coltivarsi quando si fa questo “lavoro” per passione e piacere, senza dover far quadrare bilanci a fine mese. Ho lavorato per quarant’anni con varie compagnie patavine (Piccolo Teatro del Ponte, Teatro Spazio, Teatro del Cor­vo, Laboratorio Artaud…) e alcune le ho fondate io (Teatraccio, Tealtro, Nòva Compagnia del Corso), dedicandomi anche alla regia e alla scrittura, specie nel Teatro-Scuola: grande motivo d’orgoglio è stato il primo premio del sipario d’argento alla Rassegna di Serra S. Quirico col mio testo originale sul calcio “Il rigore più lungo della storia”.

Nella mia attività artistica ho dedicato, però, molto studio e molta pratica anche alla sola “voce”: come speaker pubblicitaria radio-televisiva per emittenti locali, lettrice in presentazioni di libri, reading poetici, concerti di musica elettronica, documentari, audio­libri e cd-Rom (tra cui quello realizzato nel 1996 da vari importanti enti veneziani in oc­casione del trentennale dell’alluvione). Ho letto all’Expo di Milano, al Festival di Letteratura di Mantova, alla Fiera delle Parole di Padova e persino all’Opera National Center di New York!

Teoria e pratica, dunque, insegnamento e studio accademico, unito ad attività artistica “sul campo” mi hanno consentito di condurre in porto le seguenti pubblicazioni: CANEPARI-GIOVANNELLI-VIARO, Arie antiche, Guerra 2001; CANEPARI-GIOVANNELLI, La buona pronuncia italiana del terzo millennio, Aracne, 4ª ed. 2012; GIOVANNELLI; L’italiano neutro tra norma e realtà, Aracne, 2020), oltre a due lavori a carattere letterario su Svevo e Pascoli, divenuti poi e-book e audio-libri. La mia autobiografia Il sorriso di Gio l'ho pubblicata con un nom de plume ed è attualmente disponibile solo come e-book.

Attualmente continuo sia il mio lavoro d’insegnante liceale che di formatrice e “vocal coach” per attori e speaker anche nazionali (collaboro da anni con l’importante polo radiofonico di Castelfranco), svolgendo corsi presso scuole, compagnie di teatro, enti, dipartimenti universitari (tra cui Capodistria). La mia attività attoriale, completata dalla partecipazione come figurante a un importante programma televisivo Mediaset e come co-protagonista nel lungometraggio “Z 43” del regista padovano Giorgio Gorgi, è tuttavia prevalentemente teatrale, nel trio patavino “Le pecore nere”.

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